ARISTOTELE E LA CURVA PER SCRIVERE UN RACCONTO
BIANCANEVE IN CATTEDRA
Fin da bambini veniamo allenati, senza saperlo, alla “Curva di Aristotele”.
Le prime favole che ascoltiamo, le classiche “C’era una volta….” Sono curve della narrazione perfette!
C’è un inizio o incipit, che ci dice esattamente dove siamo e cosa aspettarci:
“C’era una volta una principessa con i capelli neri come la notte, la pelle bianca come la neve e la boccuccia rossa come il sangue e quando nacque fu chiamata Biancaneve….”
Poi c’è “un accadimento”, un evento senza il quale la storia non avrebbe ragione di essere:
“La regina, come ogni mattina, interrogò il suo specchio magico:” Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
E lo specchio: “Bella, tu sei bella, mia regina, ma al mondo una fanciulla c’è, molto più bella di te…”
Ecco l’accadimento! Se lo specchio, come ogni mattina avesse detto alla regina: ”La più bella sei tu…” la storia di Biancaneve non esisterebbe.
Aristotele chiama questo “accadimento”, “Catalizzatore” o “punto di crisi”.
Poi la curva della narrazione comincia a mettere gli accadimenti in una ideale tensione crescente.
Nella storia di Biancaneve, la bella principessa inizia un viaggio sospinta dal catalizzatore, che la porta a rischiare la vita nel bosco, approdare alla casa dei sette nani e incontrare la sua assassina senza accorgersene.
A questo punto di massima tensione della curva troviamo un altro “accadimento”, quello risolutivo, oltre il quale non si può che concludere la storia.
Nella favola, questo momento è il bacio del principe che risveglia Biancaneve per portarla lontano da ogni tribolazione.
Aristotele, chiama questo “accadimento”: Climax o Catastrofe, ed esiste in ogni racconto, film o libro. E’ il momento risolutivo.
Ma il racconto non è ancora finito, manca ancora un piccolo pezzo, ma assolutamente necessario: “..E vissero felici e contenti!”
Prima della parola fine, in ogni racconto che si rispetti, c’è un “epilogo”, un “tirare le somme” che Aristotele chiama “Catarsi”.