“Ci sono molti deserti nel mondo…
Deserti di ghiaccio come l’Artide e l’Antartide. Deserti di sabbia come il grande Sahara o il Kalahari in Africa, il deserto del Gobi tra Cina e Mongolia, i deserti Americani freddi e caldi come il Colora e il Sonora, gli altipiani del Sud America…
In ognuno di questi deserti le donne hanno sempre lottato per sopravvivere e per far sopravvivere i loro figli. Lo hanno fatto combattendo o spostandosi continuamente, ricavando dal nulla nutrimento e acqua.
Lo hanno fatto colorandosi il volto, indossando abiti pesanti e turbanti, guanti e gioielli e lo hanno fatto danzando, muovendo il loro corpo al ritmo dei tamburi, dei cimbali e degli strumenti a corda per creare condivisione con le altre donne, lo hanno fatto per calmare gli dei, per chiedere una tempesta o per scatenarla nei periodi di siccità o affinché curassero i loro il figli malati.
E poi ci sono i Deserti dell’Anima, quelli che non hanno estensione perché sono immensi, quelli che non hanno temperature perché sono gelidi e allo stesso tempo roventi, quelli che hanno sabbia e ghiaccio insieme, che sono vuoti di un vuoto immenso, che non si possono affrontare da sole…
E allora si danza insieme, si danza per aiutare le sorelle ad affrontare il proprio deserto, si danza per la perdita di un amore, si danza per un figlio, per la propria identità, per lavoro, per disperazione e per qualsiasi cosa renda l’esistenza degna di essere vissuta.
Quando non c’è più nulla intorno a te e ti senti persa… tendi l’orecchio e da lontano sentirai un tamburo, un ritmo dell’anima, un suono che diventa musica… e allora seguilo, raggiungi le tue sorelle e danza con loro.”