/* carousel */

Venezia: You’re so Beautiful!

Lo ripeterei all’infinito, perché ogni calle, ogni piazza, ogni angolo, di questa meravigliosa e unica città esprimono: arte, storia, bellezza.

La lingua, l’atmosfera, l’internazionalità, l’architettura, il popolo veneziano, i tessuti, gli edifici, i palazzi, le ville, le gondole, i libri, la cultura, la musica, il teatro, i gatti, il cibo, la simpatia, il mare….

Il dolce mare, che diventa croce quando si alza la marea- come abbiamo visto in questi giorni – invade calli, palazzi, piazze, provocando danni visibili e invisibili che il tempo rivelerà.

Sapevate che il termine “acqua alta” appartiene alla lingua veneziana? Un termine coniato per descrivere il grandissimo disagio dell’alta marea che, nei secoli, è diventato sempre più pericoloso, devastante e frequente.

Nonostante la tecnologia, nonostante il fior fior di ingegneri che l’Italia indubbiamente possiede, Venezia non é stata protetta. Una città unica al mondo, patrimonio dell’UNESCO… è stata, ancora una volta, profondamente ferita  dall’incuranza umana.

Accidia! Tedio! Neghittosità!

Nella notte tra martedì e mercoledì, della settimana scorsa, a Venezia c’è stata una straordinaria acqua alta che ha sommerso ampie zone della città, raggiungendo un livello massimo di 187 centimetri e avvicinandosi ai livelli di quella più alta mai registrata, i 194 centimetri dell’alluvione del 1966.

Il fattore meteorologico, con le forti piogge e il vento di scirocco, quello astronomico, ossia l’attrazione della Luna e secondariamente anche del Sole che, ciclicamente e regolarmente, fanno alzare e abbassare il livello delle acque. L’abbassamento del livello del suolo e l’innalzamento del livello del mare, sono fattori da non sottovalutare ma è soprattutto, la negligenza umana a provocare i disastri!

Il cambiamento climatico è un altro elemento importantissimo che ha influito pesantemente sulla situazione di questi giorni, e ritorniamo sempre al fattore umano.

I dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale parlano chiaro, tra il 1872 e il 2016, il livello del mare a Venezia è cresciuto di quasi 35 cm, a un ritmo di 2,5 mm all’anno.

Parte delle cause di questo innalzamento del mare é da attribuire allo scioglimento dei ghiacci della calotta glaciale antartica, la più grande massa di ghiaccio del nostro pianeta.

Scienziati ed esperti delle Nazioni Unite che studiano il riscaldamento globale prevedono, entro la fine del secolo, un innalzamento dei mari fino a 1,1 metri che, nel peggiore dei casi, potrebbe avere un impatto catastrofico su Venezia.

Un concorso di colpa lo si trova anche nel fenomeno della subsidenza, ossia lo sprofondamento del suolo per cause naturali e antropiche che, nel caso di Venezia, è dovuto principalmente allo svuotamento della falda acquifera da parte dell’uomo, in passato fatto in maniera molto intensiva nella zona industriale di Marghera. Questo fenomeno ha fatto sì che tra il 1950 e il 1970 il suolo di Venezia si abbassasse di 12 cm.

Detto questo e per tutti questi motivi, riconducibili prevalentemente all’azione umana, si è progettato il Mose…

Tutti noi conosciamo la storia di questa enorme e costosissima diga mobile. Iniziata 15 anni fa è stata caratterizzata, fin dagli inizi, da grandi ritardi e imprevisti.

Dicono che l’opera sia realizzata al 94 per cento e la data annunciata per la sua entrata in funzione, è la fine del 2021. Staremo a vedere…

Nel frattempo l’acqua alta, salata, rende ancora più vecchia una città millenaria com’è Venezia.

L’ingegner Pierpaolo Campostrini, procuratore di San Marco, afferma : “I danni più seri sono quelli invisibili, perché sono permanenti: i mattoni dietro i marmi si sono imbevuti di acqua salata che per capillarità risale sui muri. Quando l’acqua s’asciuga resta il sale che, cristallizzando, rompe il mattone e si trasferisce ai marmi e agli intonaci a cui sono attaccati i mosaici: è come se la basilica in poche ore fosse invecchiata di 20 anni”.

E inoltre sottolinea: “Il Mose sarebbe bastato, perché ha la capacità di interrompere la comunicazione tra mare e laguna, alzandosi.

Aver sottovalutato questo fenomeno ha dunque causato il disastro che giornali, tv, quotidiani, ci hanno raccontato in questi giorni.

Quella voce che con forza e determinazione esige la messa in opera del Mose deve farsi sentire sempre più, perché quello che è successo non si ripeta, perché l’Italia possa essere salvata, oltre che dai fattori ambientali e naturali, soprattutto dagli uomini spietati, incolti, rozzi, assetati di potere, che dovrebbero diventare reietti di una società che finalmente vuole elevarsi culturalmente e intellettualmente.

Perché quel coro di desideri, espressi all’ottativo, di italiani che amano e vogliono preservare il Bel Paese, unito ad un sentimento di devozione, amore e fedeltà per la propria patria chiamato anche patriottismo, diventino la voce dominante di una nazione che vuole valorosamente risorgere.

Italia, you’re so beautiful!

(In copertina Piazza San Marco, dipinto a olio su tela del Canaletto)