My ladies, questa domenica un altro articolo del mio papà…. Buona estate a tutte!
Rabbia e creatività
Sono tre giorni che mi arrabbio. Mi arrabbio con chi mi sta impaginando il libro, mi arrabbio con mia moglie che mi critica, mi arrabbio con il condominio per lavori non concordati a mio carico, mi arrabbio con i miei compagni dell’associazione che hanno punti di vista diversi, mi arrabbio con la mia segretaria perché non mi dà il tempo di spiegare le cose, mi arrabbio perché le risposte sui progetti che ho presentato non arrivano, mi arrabbio perché in ascensore trovo puzza di sudore, mi arrabbio in macchina con chi mi suona dietro, mi arrabbio con un amico iuventino e con un altro di idee politiche diverse, mi arrabbio con l’idraulico che mi bidona, insomma mi arrabbio con tutte quelle parti di me che non sono in grado di evolversi di esprimersi senza paura, di farsi riconoscere invece di giocare a rimpiattino intorno al tavolo o peggio nascoste in un armadio tra mucchi di vestiti.
Ripartiamo da capo e facciamo un’ipotesi: molto spesso la rabbia é una risonanza di una mancanza di espressione collegata direttamente o storica nella nostra esperienza personale.
Quasi sempre la rabbia, quella proprio che esplode e si manifesta, é l’apertura di una valvola di sfogo alla nostra pentola a pressione. Classici esempi quali: in ufficio sorrido e poi vado a casa a picchiare i bambini, oppure dico sempre sì a mia moglie e poi vado a litigare allo stadio, sono facili stereotipi, ma infinite piccole mancanze di attenzione a noi stessi sono così nascoste nelle pieghe del giorno da lavorare autonomamente dalla nostra capacità di rilevazione.
Una giornata di fine marzo piena di sole e sapore di primavera tornavo dopo una giornata apparentemente felice, progetti approvati con entusiasmo dai clienti, niente traffico, figli e famiglia in salute, prospettive per il week-end ottime, sole e mare con gli amici. Eppure dentro di me un senso di irritazione e rabbia si manifestava con crescente fastidio.
Decisi di ripassare tutto, ma proprio tutto quello che avevo fatto dalla sveglia. Finché…. ecco il nodo: mentre mi recavo in auto a presentare un progetto mi sono fermato in autogrill per benzina e caffè. Alla cassa ed al banco non c’è nessuno, aspetto mentre due commesse si raccontano storie personali, senza curarsi della mia attesa, infine su mia richiesta mi battono lo scontrino, una delle due, sempre con i suoi tempi e continuando il discorso a distanza con la collega, mi serve un pessimo caffè ponendolo al lato opposto del banco rispetto a dove io mi trovo.
Per due minuti più o meno e per qualche metro di spostamento sul banco potevo esprimere il mio disappunto? Potevo iniziare una discussione su una cosa così insignificante?
La mia rabbia era iniziata con quel caffè. Il semplice fatto di aver trovato la ragione della rabbia me la fece passare all’istante. Perché il problema non era litigare con le commesse ma riconoscere a me stesso anche le mie necessità espressive apparentemente più banali. Perché ognuno ha le sue e non sono mai banali. Un po’ come in quel film di Woody Allen ” Basta che funzioni” dove si può accettare qualunque diversità purché funzioni per l’individuo.
Allora per crescere in creatività ed espressione possiamo usare le nostre rabbie. Possiamo iniziare a scrivere quelle che ci ricordiamo, gli aneddoti completi delle nostre arrabbiature più clamorose. Poi cerchiamo le piccole rabbie, quelle più vicine al nostro presente.
Ogni rabbia ha al suo opposto la soluzione espressiva.
Sono tre giorni che mi esprimo pienamente: mi prendo cura dell’impaginazione del libro, lo miglioro e spiego chiaramente le mie intenzioni alla grafica, rifletto su quello che mi dice mia moglie e perché me lo dice, accorgendomi delle mie dimenticanze alle sue richieste, ….eccetera , eccetera …
Sembra difficile da credere, ma dentro ciascuno di noi esiste il nostro contrario, come un’impronta che lasciamo sul terreno o come un’ombra che ci segue e si allunga o si accorcia con la luce. Dentro ogni nostro desiderio esiste una paura e dentro ogni nostra paura si può trovare un desiderio. Proviamo così a prendere qualcosa di personale che abbiamo scritto e leggiamolo invertendone i contenuti, odio dove c’é amore, passione dove c’é indifferenza e così via.
Scoprire che dentro la rabbia c’é la scintilla creativa che porta alla palestra della compassione verso noi stessi e poi finalmente verso gli altri.
Più pratichiamo la compassione e più trasformiamo il nostro vivere dal giudicante all’osservante, più scopriamo l’amore incondizionato e prima torniamo nel nostro giardino d’infanzia sotto quel salice piangente, dove abbiamo sperato i primi baci da una bambina che faceva la ruota con la sua gonnellina a pieghe.