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Care Ladies! Eccoci nel 2019, un anno che spero porti alla realizzazione di sogni, che finora sono rimasti dentro a quel cassetto, provocando stupore e meraviglia nelle nostre vite.

Si dice anno nuovo, vita nuova! Oggi vi voglio infatti presentare un nuovo ospite di Lady Cipria. Un… Si, in effetti è un uomo… Si chiama Maurizio Bignardi.

É stato un incontro fortuito, organizzato da Daniela che segue la rubrica Magie d’interni, che mi ha dato lo spunto per raccontare un vero gentleman.

Maurizio è un uomo eclettico, dalla spiccata personalità, artista, innamorato dell’arte e della storia. Con lui parleremo del “bello” di quel bello che l’Arte sa rappresentare, preceduta dalla storia che ne racconta la sua espressione.

Nella copertina lo vediamo in posa accanto a due lavori a finto marmo che ha realizzato,

Mi racconta che la sua passione per i marmi colorati è cominciata tanti anni fa a Napoli, città che conosce molto bene per avervi soggiornato quando andava d’estate in vacanza a Capri.

Apro le virgolette e lascio parlare Maurizio. Sono sicura che rimarrete anche voi affascinate dal suo grande sapere e vi farete trasportare nel suo mondo fatto di arte e parole.

“Lo stile napoletano è caratterizzato dall’intarsio marmoreo, specie nel ‘600, con virtuosismi veramente prodigiosi, che mettono addirittura in secondo piano la materia utilizzata per privilegiare il disegno, costituito da complicatissimi ed intricati intarsi, ottenuti mediante l’accostamento di materiali policromi a colori contrastanti, ma sapientemente abbinati. In tutte le chiese dell’epoca sono presenti altari, pulpiti, amboni ed altri arredi marmorei.

Se dovessi comunque indicare una sintetica classificazione, direi che gli esempi più rimarchevoli si vedono in San Gregorio Armeno, nella Certosa di San Martino e al Gesù Nuovo, anche se la panoramica è davvero sconfinata.

Artisti locali contribuirono alla realizzazione di questi autentici capolavori di arte applicata ma l’artefice principe è, paradossalmente, un bergamasco: Cosimo Fanzago, che introdusse questa tecnica innovativa portandola a livelli tecnici ed artistici mai più eguagliati.

In un periodo successivo ebbi l’occasione di visitare più volte Roma. L’osservazione delle decorazioni marmoree di età antica e barocche mi aprirono una nuova dimensione estetica: l’utilizzo della materia marmorea con accostamenti volti alla valorizzazione della bellezza dei marmi in sè e per sè.

Ricordo la prima volta che entrai al Pantheon: già estasiato dalle dimensioni e dall’armonia degli esterni, provai un’ emozione profonda per le simmetrie atmosferiche dell’interno.

Una luce quasi sovranaturale si diffondeva; il contrasto fra il nitore del taglio di luce rotondo proveniente dall’oculo e le zone in penombra venivano quasi omogeneizzate da una atmosfera irreale, generata dalla sospensione nell’aria di un impalpabile pulviscolo sospeso che tutto permeava, tutto rendeva coerente e atemporale.

Dopo la prima impressione complessiva, stupito dalla atmosfera che mi trasportava in una dimensione d’animo fremente, quasi sentendomi parte io stesso di quel capolavoro e trasferito, per l’effetto magico di quell’interno, all’epoca del grande mondo antico di Adriano, mi dedicai alla visione dei singoli componenti di quell’unicum.

Il pavimento, originale dell’epoca, è l’archetipo di tante altre decorazioni musive capitoline. Relativamente poche lastre di marmi colorati lo compongono in un disegno di grande sobrietà.

La centralità di tutta la costruzione si riassume nella disposizione concentrica delle lastre a convergere in un disco al centro di porfido rosso, materiale riservato alla raffigurazione dell’imperatore e probabilmente proveniente dal misterioso Egitto, la provincia più ricca dell’impero, appannaggio personale del sovrano, come tutti gli obelischi capitolini.

Successivamente l’osservazione e l’apprezzamento per i vari tipi lapidei, antichi e moderni, presenti nelle chiese e nei palazzi romani, a lastra intera o specchiata, delle colonne monolitiche valorizzanti i colori, le venature, i contrasti cromatici della materia in sè, mi portarono a desiderare di approfondire lo studio della genesi di questo splendido materiale.

Cominciai con un primo libretto divulgativo. Poi compresi che la classificazione richedeva un background sistematico sulla genesi mineralogica. La consultazione di testi ed immagini petrografiche mi introdusse in un mondo affascinante e, per me, sconosciuto: la mineralogia e quindi la scienza della terra. Acquistai alcuni testi universitari e mi immersi nella lettura della genesi della terra, poi del sitema solare, poi dell’universo.

Una scoperta sempre più affascinante mano a mano che gli argomenti si allargavano: la genesi dei fenomeni atmosferici, la loro influenza sulla morfologia della terra, la paleontologia con lo studio dell’evoluzione delle specie e, soprattutto, l’acquisizione della consapevolezza di quanto breve e quantitativamente insignificante sia in tutto questo la vicenda del genere umano… “