Care Ladies! Oggi l’argomento che vorrei condividere con voi riguarda le cene di Natale, o meglio, le cene che precedono il Natale.
Dopo quasi un mese di festeggiamenti, non ci rendiamo neanche conto che è il 25 dicembre la data destinata agli auguri di Natale!
Leopardi, il mio amato Giacomo, definiva il periodo che precede la festa come “il sabato del villaggio”.
Attendiamo con fervore il giorno di festa che quando arriva la campana che dà il segno della festa che viene e quindi, implicitamente, del giorno che se ne va, non facciamo caso a quel che ci lasciamo dietro, il giorno, ma guardiamo avanti alla festa.
E cosi tutti a chiedere i programmi per le prossime feste, tutti concentrati in quel che sarà, perdendo cosi il momento, l’ “hic et nun”, qui e ora.
Nel momento in cui questa potenzialità viene esaurita, quando cioè ci troviamo già nella domenica, nella festa, tutto si esaurisce cosi in fretta che, a malincuore, dobbiamo pensare al da farsi della settimana.
Tralasciando il momento filosofico che mi ha pervasa, vi racconto una cena che ho definito la “mia cena di Natale”.
Una vera festa, non mancava niente, perfetta nella sua semplicità. Musica, ospiti cordiali e simpatici, cibo ottimo e tanta allegria. Ho vissuto al meglio l’istante, pienamente il presente, nella consapevolezza che è il presente l’unica dimensione in cui si vive veramente.
Nuove conoscenze, nuove opportunità, nuovi scenari, che ho piacevolmente assaporato, facendomi cullare dal fatto che il mio pensiero non era il dopo ma l’adesso.
Una dimensione che voglio cogliere perché è proprio qui che si svolge tutto, è proprio qui che accadono le magie.
E ieri sera di magie ne sono successe tante: la musica, che ha coinvolto e trascinato nel canto chiunque, al di là dell’essere o no intonato. Le conversazioni, che spaziavano dalla politica, all’arte, all’economia, alle nuove generazioni, al futuro, fruibile anche da chi millennials non lo è piu. Il gioco del prestigiatore, che ha suscitato stupore e meraviglia, proprio per il fatto che in esso tutto è imprevedibile, tutto è fuori dal nostro controllo.
È stato bello conversare in armonia, in balia della fluida onda delle parole, vivere, in un certo senso, quell’attimo di eterno che non c’è …
È il senso del Natale? É il ritmo della vita a cui dovremmo abbandonarci al suo scorrere?
«diman tristezza e noia / Recheran l’ore , ed al travaglio usato / Ciascuno in suo pensier farà ritorno.» Cosi Leopardi sintetizza il domani dopo la festa…
Forse è cosi, forse non lo è, chi può dirlo? Ognuno ha vissuto a proprio modo le emozioni, ognuno ha filtrato il momento, ognuno ne ha fatto tesoro come l’attimo di maggior piacere disponibile, perché la felicità, dopotutto, è un nostro sacrosanto diritto.