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Care Ladies, oggi nel titolo ho scelto una strofa della canzone di Zucchero “Donne”. Una canzone che descrive quanto il mondo femminile sia incredibilmente affascinante. L’argomento che vorrei condividere con voi pero’ non ha niente di cosi affascinante, anzi è particolarmente delicato: la violenza nei confronti delle Donne. La cronaca di questi giorni non fa altro che ricordarci quanto la violenza, in tutte le sue forme, stia colpendo principalmente le donne. L’ultima drammatica vicenda di Cisterna Latina, conclusasi con l’assassinio di due bambine e della mamma in fin di vita, ci lascia attoniti. Quanto la violenza umana può essere spietata ed accanirsi verso due bambine indifese e la loro mamma? É evidente il fatto che, artefice di questa ecatombe di donne uccise, è l’uomo, il maschio dominante. É naturale chiedersi perché tutto ciò, perché sempre più donne, che tra l’altro denunciano molto tempo prima il loro assassino, siano lasciate sole, non comprese, considerate quasi pazze. Rabbrividisco nel pensare che tutte siamo in pericolo: in famiglia, al lavoro. Anche i momenti di svago possono diventare per noi donne un incubo. Le strade sono sempre più pericolose, figuriamoci prendere un mezzo pubblico dopo le 9 di sera, oppure arrivare in stazione a quell’ora? I rischi sono tanti. Il pericolo è dietro l’angolo. Come possiamo proteggerci? É una domanda che molto spesso ci poniamo ma che trova difficile risposta. Dobbiamo partire dalla famiglia, dall’educazione dei figli. Dobbiamo abituarli al rispetto in tutte le sue forme, al bastare a sé stessi, perché non si può distruggere la vita di un essere vivente solo per un’assurda gelosia. Bisogna estirpare quella credenza che purtroppo è ancora ben radicata: del considerare la donna un oggetto, un essere inferiore. Abbiamo dimostrato da sempre noi donne la nostra forza e il nostro coraggio. Siamo guerriere, e probabilmente proprio per questo siamo cosi colpite dalla mano dell’uomo. Un uomo che ha perso l’identità, che si sente in pericolo perché cosciente della sua debolezza e proprio per questo deve con impeto manifestare la sua forza, la sua virilità. E cosi un padre di nazionalità pakistana si sente in diritto di picchiare la figlia fino ad ucciderla, solo perché vuole vivere come un occidentale. Si vuole togliere il diritto di disporre del proprio destino, perché considerate oggetti nelle mani di un padre padrone. Le trasmissioni televisive che trattano queste delicate situazioni aumentano, si racconta e si discute di amori criminali, ma la strada per fermare tutto ciò è molto lunga. Richiede impegno, soprattuto da parte di noi donne che abbiamo il compito di educare i nostri figli. Dobbiamo essere noi le prime ad insegnare che cosa significhi amare. Amare non è possedere, amare non è egoismo, amare non è violenza. Amare è libertà di scegliere. Bisogna insegnare ai nostri figli ad accettare, l’accettazione che non tutto può andare come previsto, che la vita può riservare tante insidie. L’importante é non cadere in quel tranello che ci incita a sentirci invincibili e per imporre la nostra volontà ci spinge alla violenza verso chi non si piega al nostro volere. Ci vuole coraggio a pensare che il cammino verso una perfetta parità e un sano rispetto tra uomo e donna possa essere meno tortuoso negli anni a venire. Eppure quell’uomo, che si batte per dire basta alla violenza sulle donne, é una piccola fiamma accesa a intensità diverse un po’ ovunque nel mondo, e ci lascia sperare che ci penserà chi non ha ancora vent’ anni a completare il cammino.