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Berlino la fredda dal cuore caldo “Se volete visitarla, preparatevi: non tutto ciò che c’è ora ci sarà domani , e sicuramente non sarà allo stesso posto”. Questa è una città che cambia. Nelle strade, nei locali, nei giardini,nei linguaggi delle architetture. E anche nei musei in continua trasformazione, ricchi, mutevoli, sempre in movimento verso la completa riunificazione. Il clima, così come il paesaggio, tende all’equilibrio, gli influssi continentali si fondono e la pioggia non sconcerta mai. Il colore predominante del “cielo sopra Berlino” è il grigio, che però ha diverse sfumature e a volte lascia filtrare un’alba rosa, rincorsa a tratti da un azzurro che stupisce e sembra essersi perso in una città che non lascia facilmente trovare le sue tracce. L’energia di questa città è nascosta, dimenticata, dilaniata. E se l’ambiente e i fattori climatici riservano poche sorprese la sua lingua è temuta da sempre quanto la sua irrefrenabile tendenza all’insubordinazione e alla vena poetica, sfuggite alla rigida educazione prussiana. Ma anche se non si riesce a comprenderne l’anima, se ne possono almeno individuare i fasci nervosi. Tra il fiume Sprea e il canale Coper, nel centro del cuore della città, si trova il Museumsinsel, un complesso di arte e archeologia unico sia per le collezioni che per le soluzioni architettoniche ed urbanistiche.  E’ sicuramente una delle zone mondiali con la maggior concentrazione di gallerie: ce ne sono ben cinque e tutte importanti. Altes Museum, Neues Museum, Alte Nationalgalerie, Pergamon e Bodemuseum. Questa, che in realtà non è più un’isola, iniziò nel anni 1823-1828, quando di fronte al castello di Berlino, venne costruito l’Alte Museum, per rendere accessibili al pubblico tutte le opere d’arte di proprietà della corona. Il progetto porta la firma di Karl Friedrich Schinkel, l’architetto che meglio rappresentò il classicismo berlinese. L’isola per il grande contributo culturale e artistico è stata dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1999. L’Alte Nationalgalerie fu completata nel 1876, all’inizio conteneva opere d’arte del XIX secolo donate da un banchiere, ma in seguito la collezione si ampliò diventando una delle più importanti del paese; durante la guerra purtroppo fu danneggiato in maniera grave e dopo grandi restauri è stato riaperto nel 2001. Nel 1907 fu inaugurato il Bode Museum con la sua caratteristica cupola di rame scuro è facilmente riconoscibile sull’estremità settentrionale dell’isola; chiuso nel 2000 e riaperto dopo 6 anni, al suo interno sono esposte sculture ed opere d’arte bizantine e di epoca tardo antica. Il più famoso di tutti è comunque il Pergamonmuseum che contiene edifici ricomposti a dimensioni naturali come la porta del mercato di Mileto e l’altare di Pergamo. Anche chi non si interessa particolarmente di arte o di archeologia rimarrà impressionato soprattutto dalle opere monumentali che ospita il museo. Il museo prende il nome dall’antica città di Pergamo in Turchia dove sono state trovate la maggior parte delle opere esposte. Un discorso a parte merita il Neues Museum riaperto dopo sessant’anni di progetti e undici anni di lavori. E questa rinascita, che porta la firma dell’architetto inglese David Chipperfield, lascia visibili ferite e fratture e contemporaneamente riporta alla luce la bellezza dell’edificio storico. Nulla viene nascosto. La storia esiste nel presente, la distruzione rimane visibile, non si dimentica. Ora all’interno della ristrutturata area espositiva è tornata a “pavoneggiarsi” la più bella donna di Berlino: Nefertiti. Il busto della regina è ricomparso nel luogo originario assieme alla splendida collezione egizia, che Hitler aveva ordinato di nascondere nel 1939, per proteggerla dai bombardamenti. Altro punto nevralgico di questa città, costretta a ridisegnare la sua storia è Potsdamer Platz. Dopo la caduta del muro l’ex Pink Floyd Roger Waters il 21 luglio 1990 per commemorare la fine della divisione tra Repubblica Democratica Tedesca e Germania Ovest, organizzò un immenso concerto di beneficenza con l’aiuto della sua ex-band, The Wall. E così la più vasta area edificabile dell’Europa ridivenne il fulcro dell’attenzione e tornò ad essere argomento di discussione tra i migliori architetti europei. Il governo cittadino divise l’area in quattro parti, da vendere separatamente a quattro diversi investitori. La più ampia delle quattro zone andò alla Daimler-Benz, ora parte della Daimler AG, che incaricò Renzo Piano della pianificazione dell’opera. I singoli edifici vennero costruiti da singoli architetti basandosi sul piano generale, inclusi il Potsdamer Platz No.1 di Hans Kollhoff, ora sede di numerosi studi legali. Potsdamer Platz è anche sede della Panoramapunkt, situata a 100 metri d’altezza, a cui si accede attraverso il più veloce ascensore d’Europa. Dalla Panoramapunkt si possono vedere alcuni Landmark come il quartiere Die Bahn, la Porta di Brandeburgo, il Reichstag, la Cancelleria Federale, il palazzo Bellevue, la Cattedrale, il Gendarmenmarkt, il Memoriale agli ebrei uccisi in Europa e la Chiesa della Commemorazione. La seconda sezione più grande andò alla Sony, la quale eresse i suoi nuovi uffici centrali europei e oggi divenuto un must per i visitatori, un’area in cui fare shopping, ed un centro culturale per gli amanti del cinema in lingua inglese con oltre 40 sale divise in tre cinema. Raggiungere oggi Berlino dalla nostra regione è comodissimo e super economico: le due compagnie Low Cost che fanno servizio al prezzo più basso sono la Raynair e la Easy Jet, comode anche per il chek-in on-line.

Elisabetta: Berlin, the cold town with a warm heart.