Manca una settimana esatta a Natale. Da piccola questo era, per me, il periodo più bello dell’anno. Quello delle città addobbate a festa, piene di luci e di fermento. E degli alberi di Natale, fuori e dentro le case. Quando viaggiavo, in auto, con i miei fratelli ci divertivamo a contarli e vinceva quello che ne vedeva di più. Ora, quando viaggio con mio figlio, non guarda nemmeno fuori dal finestrino. E’ tutto intento a guardare qualche video sull’Ipad o a rispondere ai messaggi dei suoi amici al cellulare. Eppure ha ancora solo dodici anni. La magia del Natale non ha più nessuna presa su di lui e, come lui, su molti dei ragazzini della sua età. Qualche giorno fa mi ha chiesto per Natale un gioco per la sua Xbox.
Gli ho detto che c’era un traffico pazzesco, che per riuscire ad arrivare al negozio dove lo vendono, ci avremmo messo un tempo infinito. Ha insistito per andare a prenderlo. Non voleva correre il rischio che terminasse. Mi sono detta che è un bambino bravo, che non mi dà problemi ed anzi si impegna molto. Meritava di averlo quel gioco anche se per arrivare a comprarlo ci avrei impiegato almeno un’ora buona.“Però, patti chiari” gli ho detto subito.“Il pacchetto si mette sotto l’albero e si apre a Natale”. “Va bene, mamma” ha concesso lui e io ho pensato che nella nostra famiglia ristretta di due persone almeno uno dei due sarebbe stato contento di svegliarsi il giorno di Natale per aprire il suo pacchetto.Invece mi sbagliavo di grosso. Non ero nemmeno uscita dal negozio che già mi chiedeva se, visto che ormai, l’avevamo, poteva già giocarci quella sera stessa. “Eh no” ho risposto stizzita “questo è il regalo di Natale e si apre a Natale”. Nei giorni seguenti ha continuato a torturarmi sempre con la stessa domanda, poterlo aprire ora, subito, per giocarci immediatamente e, magari, aggiungo io, per presentarmi, qualche giorno dopo, una nuova richiesta. Ho riflettuto che i ragazzi, oggi, non hanno più alcun gusto dell’attesa. Tutto va consumato immediatamente e tutto diventa, presto, obsoleto. Ho ripensato alle parole che Susanna Tamaro, una volta che l’ho ascoltata a Roma, aveva usato per descrivere certe domeniche della nostra adolescenza. “Noia feconda”, l’aveva chiamata. Quella noia che riusciva a stimolare la creatività e ci induceva a tirare fuori i nostri talenti. Oggi i ragazzini non riescono più neanche ad annoiarsi e vogliono tutto e subito alla stessa stregua degli adulti. Il figlio adolescente di una mia amica non le ha rivolto la parola per dieci giorni perchè quando è arrivato l’Iphone 6 la madre se lo è tenuto anziché darlo a lui cui, sulla base di un malinteso, l’aveva promesso. La mamma avrà anche sbagliato a promettere incautamente ma vi pare possibile che un ragazzino di dodici anni possa arrivare a tanto con chi si prende cura di lui tutti i giorni? Non sono, forse, un po’ troppo viziati i nostri figli? Beh, il pacchetto, per ora, rimane solitario sotto il nostro albero di Natale. Sono sicura che, almeno, quando sarà grande, tra i suoi ricordi di gioventù di cui parlerà ai suoi figli, ci sarà anche quello di quel Natale in cui sua mamma si è rifiutata di fargli aprire subito il regalo e ha dovuto aspettare di svegliarsi, il 25 dicembre, per poterci giocare…
Outfit: NORTON & WILSON coat, MASSIMO DUTTI T-shirt, VERA & LUCY skirt, KEB ITALIA boots
Christmas is coming but the children are still able to wait for Santa Claus or not?