Come ogni giovedì, Anna sarà la protagonista. Questa volta prima di lasciarle la parola vorrei fare una premessa. Ho incontrato velocemente Aldo (che vedete nella foto con Anna) davanti alla stazione. Un luogo simbolico di arrivi e di partenze, ma anche un riparo per chi non ha una casa, per chi non ha una famiglia, per chi è solo. Mentre Aldo mi accennava brevemente la storia della sua vita, le parole hanno lasciato spazio alle emozioni. In quell’esatto momento ho sentito lo spirito del Natale. Grazie Anna e Aldo per avermi fatto vivere questa intensa emozione. Buon Natale Aldo!
A te Anna:
Salvatore era un mio amico. Non un amico comune, un amico speciale. Però non aveva una casa. Viveva per strada, anzi, di solito dormiva alla stazione ferroviaria. Di giorno girava con uno zaino nel quale teneva tutti i suoi averi. E, ogni tanto, lo vedevi sconsolato perché qualche volta, nel sonno, gli rubavano anche quello e doveva racimolare di nuovo qualcosa, una coperta per dormire, d’inverno, un cappello per ripararsi dal sole, d’estate.Salvatore era calabrese, uomo di poche parole ma dal sorriso franco, non usuale nel suo viso ma proprio per questo, quando riuscivi a farlo ridere ti faceva felice. Fino agli anni novanta aveva lavorato, soprattutto al nord dove, come tante persone del sud, si era trasferito per cercare lavoro. Poi, problemi di salute gli avevano progressivamente chiuso ogni porta e non gli era rimasta che la strada, dove con grande dignità ha vissuto per molti anni. Percepiva una pensione di invalidità di circa 280 euro al mese. Nel giro di qualche mese avrebbe coronato il suo sogno di riuscire ad affittare una stanza con la pensione sociale (meno di 500 euro mensili) che avrebbe potuto ottenere al compimento dei 65 anni e tre mesi.
Purtroppo, non è riuscito a farcela. Nel mese di luglio di quest’estate si è recato al pronto soccorso, come in altre occasioni gli era capitato, per curare le conseguenze di un diabete piuttosto grave e di una cardiopatia, proprio perché aveva sentito che qualcosa non girava come al solito. Ha avuto un infarto e lo hanno ricoverato in terapia intensiva.
E’ entrato subito in coma. Io sono andata a trovarlo insieme agli amici della Comunità di Sant’Egidio che non lo hanno mai abbandonato e per tre settimane si sono recati in ospedale tutti i giorni per parlargli, per fargli sentire che non era solo, che, anche se una famiglia non l’aveva più, c’erano i suoi amici, quelli che la sera gli portavano da mangiare in stazione e quelli con cui aveva condiviso tanti pranzi di Natale e tanti altri pranzi della domenica. Io ci sono andata una volta sola. Ero uscita da poco anch’io dall’ospedale, dove avevo subito un intervento chirurgico piuttosto invasivo e mi ci è voluta molta forza per tornarci. Però ho pensato che io avevo avuto vicino la mia famiglia e tanti amici e lui non aveva nessuno a parte noi. Non ha mai ripreso conoscenza. Se n’è andato il 2 di agosto, ad un passo da una pensione che gli avrebbe dato solo la possibilità di dormire in un letto vero. Mi piace pensare che l’ultimo sonno, almeno, l’abbia fatto in un letto pulito e non nel duro cemento di una stazione ferroviaria.
Però, quando penso a certe pensioni d’oro, ai continui sotterfugi per riuscire a non metterci nemmeno un tetto massimo e ragiono sul fatto che ci sono persone, che non possono dormire neanche in una branda, perché a sessantacinque anni percepiscono soltanto 280 euro al mese, mi sale una gran rabbia e mi domando se siamo ormai tutti così anestetizzati che ci va bene proprio tutto, anche vedere una così grande ingiustizia passare per normalità…
P.S. La persona insieme a me nella foto non è Salvatore. Si chiama Aldo ed è un altro dei miei amici speciali. Però la sua storia ve la racconto un’altra volta e…ha un lieto fine!
Together with Anna, Lady Cipria’s lawyer we talk about homeless. Anna has the pleasure to imtoduce you Aldo, her special friend.